Obiettivi di ossigenazione inferiori o superiori per insufficienza respiratoria ipossiemica acuta


I pazienti con insufficienza respiratoria ipossiemica acuta in Unità di terapia intensiva ( UTI ) sono trattati con Ossigeno supplementare, ma i benefici e i danni dei diversi target di ossigenazione non sono ben definiti.
Si è ipotizzato che l'utilizzo di un target inferiore per la pressione parziale dell'Ossigeno arterioso ( PaO2 ) comporti una mortalità inferiore rispetto all'utilizzo di un target più alto.

In uno studio multicentrico, sono stati assegnati in modo casuale 2.928 pazienti adulti che erano stati recentemente ricoverati in terapia intensiva ( 12 ore o meno prima della randomizzazione ) e che ricevevano almeno 10 litri di Ossigeno al minuto in un sistema aperto o avevano una frazione di ossigeno inspirato di almeno 0.50 in un sistema chiuso, a ricevere ossigenoterapia mirata a una PaO2 di 60 mm Hg ( gruppo di ossigenazione inferiore ) o 90 mm Hg ( gruppo di ossigenazione superiore ) per un massimo di 90 giorni.
L'esito primario era la morte entro 90 giorni.

A 90 giorni, 618 pazienti su 1.441 ( 42.9% ) nel gruppo con minore ossigenazione e 613 su 1.447 pazienti ( 42.4% ) nel gruppo con maggiore ossigenazione sono deceduti ( risk ratio aggiustato, RR=1.02; P=0.64 ).

A 90 giorni non è stata rilevata alcuna differenza significativa tra i gruppi nella percentuale di giorni in cui i pazienti erano vivi senza supporto vitale o nella percentuale di giorni in cui erano vivi dopo la dimissione dall'ospedale.

Le percentuali di pazienti che hanno avuto nuovi episodi di shock, ischemia miocardica, ictus ischemico o ischemia intestinale sono state simili nei due gruppi ( P=0.24 ).

Tra i pazienti adulti con insufficienza respiratoria ipossiemica acuta in terapia intensiva, un target di ossigenazione inferiore non ha comportato una mortalità inferiore rispetto a un target più alto a 90 giorni. ( Xagena2021 )

Schjørring OL et al, N Engl J Med 2021; 384: 1301-1311

Med2021 Pneumo2021



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